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Vertiginosa e visionaria cronaca dell'umanità futura, questo romanzo abbraccia due miliardi di anni, dalla nostra epoca fino agli esseri quasi divini che si preparano ad assistere alla fine del Sistema Solare. Diciotto diverse specie umane si succedono nell'alternarsi di civiltà e barbarie, catastrofi e conquiste, mentre il racconto segue l'accidentato ma inarrestabile cammino dell'evoluzione. Pubblicato nel 1930 da uno scrittore di formazione filosofica, sostanzialmente ignaro della fantascienza del suo tempo, "Gli ultimi uomini" ha avuto un'influenza sulla letteratura di anticipazione e continua a esercitare il suo fascino ben oltre i confini del genere. Nella scrittura di Olaf Stapledon, la portata speculativa è quasi interamente affidata alla potenza delle immagini. E se è facile riconoscere la qualità profetica di tante invenzioni narrative - dall'ingegneria genetica alle esplosioni nucleari, dal terraforming alla descrizione di una coscienza collettiva -, la sua forza profonda risiede forse nel compassato equilibrio di malinconia e speranza con cui medita sul progresso umano.